Ci siamo lasciati a Peipin, da ora in poi solo colline e pianura…
La tappa 39: Peipin – Monastero di Ganagobie. Decidiamo di accorciare il primo tratto di sentiero, percorrendo la strada provinciale (asfaltata) che ci porta a Châteauneuf. Da qui ci ricolleghiamo al sentiero, che salendo e scendendo colline ci porta a Peyruis (400 m s.l.m.), un villaggio non molto grande, dove decidiamo di fare una piccola sosta. Mancano solo 5,5 km al monastero di Ganagobie (660 m s.l.m.) che facciamo molto tranquillamente, affrontando qualche sali-scendi. Veniamo accolti molto bene: la prima vera accoglienza pellegrina francese. Il prete ci fa mettere a sedere e ci porta cibi vari molto appetitosi, mentre facciamo due chiacchiere in un francese di basso livello. Appena finito, facciamo una doccia e laviamo i vestiti sporchi, che con il vento che tira in questi giorni asciugano in pochissimo tempo. La cena è in stile ecclesiastico, gli uomini da una parte e le donne dall’altra, con tanto di canti religiosi nel reparto maschile. Anche questa è stata una bella esperienza, diversa da tutte quelle finora fatte. Andiamo a letto con i migliori propositi per il domani.
Il 40° giorno di cammino la nostra destinazione è Pierrerue (Les Magnans). Partiamo tardi dal monastero di Ganagobie, dopo una colazione abbondante. Scendiamo a valle, da qui seguiamo il consiglio del prete che ci ha detto di percorrere la stradina lungo il canale per non risalire a Lurs, che non avrebbe senso per noi. Il problema è che dopo 1,5 km il canale entra nella collina quindi, non potendo seguirlo, prendiamo un sentiero che sale lì a fianco e, tra una strada e l’altra, alla fine ci ritroviamo lo stesso a Lurs, un piccolo ma caratteristico paese in cima alla collina. Qui prendiamo la decisione di non arrivare a Forcalquier, quella che doveva essere la nostra meta di oggi, poiché in questi giorni c’è il problema degli alloggi tutti pieni. Quindi optiamo per Pierrerue, paesino a 6 km prima, dove troviamo una camera a buon prezzo ma in mezzo alla campagna. Per fortuna abbiamo qualcosa da mangiare nello zaino, che ci faremo bastare sia per il pranzo che per la cena.

Lurs sulla cima della collina
Il giorno 41 decidiamo di arrivare a Reillane, 26 km circa di cammino. Partiamo prestissimo, così presto che riusciamo a veder sorgere il sole: è la prima volta che assistiamo all’alba in tutto il cammino. Oggi camminiamo nelle colline della Provenza: campi di grano, zucche, girasoli, lavanda e boschi…questo paesaggio si mostra alla nostra vista, ricordandoci molto il paesaggio che abbiamo a casa, mancano “soltanto” le vigne. Tutto è perfetto: passiamo accanto a case in pietra con le persiane dipinte di viola, rosa, celeste; accompagnati dal sole e da un venticello rinfrescante. Anche i paesi che attraversiamo sono belli accoglienti e con un’aria tipicamente mediterranea, Forcalquier, Saint-Michel-l’Observatoire e infine Reillane, la nostra meta di oggi. Qui pernottiamo al Château Pinet, ex villa romana divenuta poi castello nell’Ottocento; una struttura oggi fatiscente, ma accogliente. Inoltre, la proprietaria è stata molto gentile e disponibile e ci ha aiutati a trovare una sistemazione per domani ad Apt, in casa di una sua amica, perché noi non riuscivamo a trovare niente.

Saint Michel l’Observatoire
Tappa 42: Reillane – Apt. Ci siamo alzati presto per poter camminare col fresco, ma come promesso, la signora che ci ospita è venuta a farci il caffè e ci ha portato del pane e della marmellata, una colazione con i fiocchi. Tra una chiacchiera e l’altra, alla fine non riusciamo a partire presto come avevamo programmato. Una volta partiti, il primo paese che raggiungiamo è Céreste, dove facciamo spesa per i pasti futuri. Per circa 20 km oggi camminiamo sulle colline, con paesaggi dolci che, mischiati al venticello, ci permettono di andare spediti e contenti…e non sentiamo nemmeno la fatica. Purtroppo questo paradiso finisce e gli ultimi 10 km li percorriamo su asfalto e in pianura, su una strada che in passato era un binario per treni e ora trasformata in pista ciclabile. Le colline sono finite, ci accompagnano lateralmente…bentornata pianura! Arriviamo ad Apt e suoniamo alla porta di Nicole, una persona fantastica, che ci accoglie in casa sua e ci mette a nostro agio. La sera ci prepara pure la cena, dicendoci che ci ospita gratuitamente, una persona davvero squisita. Andiamo a letto tranquilli e finalmente facciamo una mangiata come si deve dopo tanto tempo.

L’ultimo saluto alle belle colline della Provenza
Il giorno 43 arriviamo a Robion, tappa obbligata al di fuori del GR, perché non riusciamo a trovare altro di economico dove dormire. Partiamo abbastanza tardi anche oggi perché la gentile Nicole ci ha preparato il caffè con dei biscotti e come sempre finiamo per stare a parlare per molto tempo. Ma ci stiamo volentieri, Nicole è una persona molto interessante. Dopo il rifornimento di viveri per il giorno, usciamo da Apt. Oggi percorriamo la stessa pista ciclabile di ieri, per circa 26 km su 29, quindi sempre asfalto e sempre pianura e molto caldo. Abbiamo capito che ormai tutto si ripete, un po’ come le stagioni e come la storia: ci sono le montagne, poi le colline ed infine la monotona e noiosa pianura, ma fatta anche questa pianura siamo certi che rincontreremo le montagne. Arriviamo a Robion e dopo il timbro sulla credenziale all’ufficio del turismo, andiamo alla casa dove alloggeremo stanotte.
Da Robion a Orgon, giorno 44. Oggi dobbiamo fare solo 15 km circa, e dove alloggiamo non ci ricevono prima delle 16, quindi decidiamo di dormire un po’ di più la mattina per poi partire verso le 11. Partiamo rilassati, ma il sole batte già forte e la strada da fare è sempre la solita, un tratto di ciclabile e poi strade asfaltate fino ad arrivare a Cavaillon, una cittadina di circa 25.000 abitanti. Uscire da Cavaillon è molto stressante, grossi camion e molte macchine percorrono la nostra stessa strada per circa 1 km. Usciti dalla città, in circa 5 km arriviamo a Orgon. Niente di entusiasmante, oggi.
Nella tappa 45 siamo diretti a Saint-Rémy-de-Provence. Partiamo da Orgon e non sappiamo dove andremo a dormire, ormai siamo stufi di perdere i pomeriggi a cercare i luoghi dove pernottare il giorno seguente, quindi decidiamo di affidarci alla Provvidenza, che fino ad ora non ci ha fatto mai mancare nulla (tranne ogni tanto qualche cena…). La prima cittadella da superare è Eygalières a circa 9 km, che facciamo di buon passo e spensierati, anche grazie ai posti piacevoli dove camminiamo, in mezzo alla campagna, non come i due/tre giorni passati che abbiamo camminato sulla pista ciclabile. Arriviamo a Eygalières e la prima cosa da fare è comprare da mangiare per il giorno, per poi proseguire per altri 15 km fino alla meta di oggi. Arrivati a Saint-Remy-de-Provence, capiamo subito, ma non è una sorpresa, che è un paese dove c’è un turismo d’élite; speriamo solo di poter trovare da dormire a un prezzo decente. Come prima cosa andiamo alla cattedrale per vedere se lì accolgono i pellegrini, ma la risposta è un secco “NO” della perpetua. Quindi ci dirigiamo all’ufficio del turismo, che ci trova un posto al campeggio che dista 2 km dal paese, ma che con 5€ a testa ci fa dormire in un caravan. Siamo contenti, nel paese dove credevamo di spendere di più per dormire, spendiamo una cifra che non abbiamo mai speso in Francia.

Il Mont Ventoux e le vigne: tra Orgon e Saint Remy de Provence
Dopo 46 giorni di cammino e 1100 km dalla partenza da casa, oggi arriviamo ad Arles. Vogliamo partire presto e alle 6 siamo già in marcia, sia per evitare il sole, sia per arrivare presto in città. Decidiamo di non seguire l’itinerario segnato dal GR653D, ma di personalizzarlo con qualche taglio: passiamo così per altri sentieri che seguiamo guardando le mappe in nostro possesso. Alla fine è stata un’ottima idea, perché accorceremo di circa 10 km il percorso. Fino al primo paese, a circa 15 km dalla partenza camminiamo finalmente sulle colline, con continui dolci sali-scendi, una manna per i nostri piedi. Invece gli ultimi 10 km, da Fontvieille fino ad Arles, camminiamo su una strada asfaltata, come segnato sulla guida, una strada per giunta molto trafficata…la cosa non è molto piacevole. Ma l’emozione sale quando arriviamo ad Arles, una città che già abbiamo visitato 3 anni fa, ma oggi esserci arrivati a piedi da casa, per noi è un’altra cosa. Arles è una bella città movimentata, allegra e con l’inconfondibile stile mediterraneo. Alloggiamo da una signora che mette a disposizione una porzione della sua casa ai pellegrini, quindi stasera finalmente possiamo festeggiare l’arrivo ad Arles, cucinando noi stessi la nostra cena.

L’arena romana di Arles
Da Peipin ad Arles: per quattro giorni camminiamo nelle meravigliose colline della Provenza, gli altri quattro invece ritroviamo la pianura. Troviamo difficoltà nel trovare gli alloggi, ma alla fine ce la facciamo sempre e a cifre più o meno abbordabili, basta sapersi accontentare. L’arrivo ad Arles per noi è un traguardo: da qui in poi percorreremo la Via Tolosana e poi il GR78, il che significa che dovrebbe essere più semplice trovare alloggi per pellegrini. Per ora ci godiamo Arles e i suoi colori…domani è un altro giorno, si vedrà!
Questi riassunti delle tappe, brevi ma molto ben descritti, ci fanno evadere dalla monotona giornata trascorsa e socchiudendo gli occhi ci traportano a percorrere questa esperienza insieme a voi
siete grandi ragazzi…buen camino
Grazie ragazzi. Sempre sintonizzati. Partecipateci tutto quanto possibile.
Stefania
Belle le foto! Non so chi dei due le scatta, chi sceglie l’inquadratura, a lui/lei, bravo/a.
Mi piacerebbe sapere di più sugli impatti con le persone. In Italia ci avete parlato della simpatica signora che vi ha offerto i biscotti quando pioveva, del signore che vi ha accolto in casa il cui figlio quindicenne è diversamente abile. Ogni volta, anche se appena avvertito, ho avuto la sensazione che queste persone vi avessero lasciato molto dentro.
Sembrava un inizio che si sarebbe sviluppato e che ci avreste partecipato. Invece, soprattutto da quando siete in Francia (forse la lingua?) scrivete di tappe esclusivamente.
Per esempio Nicole, in che senso è una persona particolare.
In una vostra cronaca, forse due cronache fa, avete detto che una volta in Francia sembra che il senso del pellegrinaggio si sia perso. Ed ora, siete della stessa idea?
Tra voi ne parlerete… Il viaggio sulle gambe, come lo sentite voi, la posso solo immaginare, ma la determinazione che vi fa andare avanti la sento nel profondo. Fateci condividere il viaggio dell’anima e dello spirito.
Con la stima che sento per chi sta facendo qualcosa di straordinario
Vi abbraccio,
Stefania
Ciao Stefania. Innanzitutto grazie, ci fa piacere che tu ci segua cosi appassionatamente. Le foto le scattiamo entrambi…siamo sicuri che se vengono fuori dei bei scatti è perchè abbiamo colto quello che immortaliamo. È vero quello hai notato, cioè che in Italia abbiamo dato molto peso agli incontri con le persone che ci hanno lasciato qualcosa dal punto di vista emotivo. Da quando siamo in Francia, invece, questo aspetto lo abbiamo un po’ perso, e non è un caso… Sicuramente la lingua non aiuta, ma non è certo l’unico fattore che ha determinato un certo cambiamento nel passaggio da Italia a Francia. A parte rari casi infatti, abbiamo notato come in Italia il pellegrinaggio sia più compreso (ovviamente ci riferiamo alle zone dove passa la Via Francigena) e di conseguenza le persone siano più aperte e disponibili verso i pellegrini. Qui in Francia, il senso di pellegrinaggio si è perso nel senso che troppo spesso siamo presi per normali turisti, cosa che non siamo…noi camminiamo e basta, ci riposiamo quando arriviamo, e ripartiamo il giorno seguente. È successo spesso che per paura di non trovare da dormire a prezzi adeguati a noi, si dovessero perdere pomeriggi in cerca di un posto per la sera successiva, cosa quasi mai capitata in Italia, perché le strutture dove andavamo erano riservate soltanto ai pellegrini e non c’erano problemi di accoglienza. Da Arles parte la Via Tolosana, un antico cammino che si collega al Cammino Francese in Spagna: da qui in poi è sicuramente un po’ più organizzato, ma “purtroppo” noi lo abbiamo camminato solo per 4 giorni, perché prima di Montpellier abbiamo deviato verso il mare, in direzione Carcassonne, dove ritroveremo la montagna, che amiamo alla follia. Per quanto riguarda Nicole ad Apt, è stata una persona che ha fatto una cosa grandissima, ci ha aperto le porte di casa sua senza nemmeno conoscerci; è una persona particolare nel senso che è un po’ sopra le righe, fuori dal comune o, semplicemente, è un’artista, una persona che comunque ha le sue idee e con la quale non ti annoieresti a parlarci per una giornata intera. In linea di massima siamo sempre della stessa idea che in Francia, almeno fin dove siamo arrivati, il senso di pellegrinaggio si è perso…o forse è più corretto dire che è semplicemente cambiato rispetto a quando eravamo in Italia, vuoi per fattori esterni (vedi la lingua,la storia,i paesaggi), vuoi per fattori interni (e qui intendiamo quello che si muove con noi e dentro di noi..emozioni,aspettative,spiritualità,energie…).
È tutto ben dettagliato,mi piace e sono contenta che ci fai vedere un po di questi magnifici posti,Buon proseguimento,,,baci Chiara e Marco