Lasciamo Shyala (3520m) diretti a Samdo (3680m). È una tappa di sole tre ore, quindi non dobbiamo star dietro ai soliti orari. Poco dopo l’uscita dal villaggio, iniziamo a vedere i primi pascoli di yak. Lo yak è un bovino tipico di queste zone, con un bel manto lanoso; qui viene utilizzato per il latte, la lana e il trasporto di merce pesante. Incontriamo il primo villaggio, Samagaon (3530 m) è grande e nelle aie delle case vediamo gruppi di persone intente a battere il grano con attrezzi primitivi, fatti di canne di bamboo. Il procedimento di raccolta, battitura e selezione del chicco di grano è tutto manuale, dall’inizio alla fine. Usciti dal villaggio continuiamo a camminare nella valle del fiume, una valle ormai quasi priva di vegetazione, dividendo il sentiero con carovane di yak e muli.
Arriviamo a Samdo affaticati, l’altezza si fa sentire e il respiro alle volte affanna. Anche questo villaggio è caratterizzato da pascoli di yak e muli, alcuni dei quali liberi per la strada principale. Siamo a circa 3700 m sul livello del mare, decidiamo di fare qui un giorno di acclimatazione, quindi ci fermeremo a Samdo per due notti. L’acclimatazione a queste altitudini è importante, il corpo deve abituarsi al basso livello di ossigeno che c’è nell’aria; se saliamo troppo velocemente si può incorrere nel “mal di montagna” che si manifesta inizialmente con mal di testa e vomito e se non passano, non possiamo più proseguire. Il giorno di pausa facciamo un’escursione a quota 4200 m, 500 m in più rispetto al villaggio: questa passeggiata fa sempre parte dell’acclimatazione, per abituarsi gradualmente all’altitudine e per vedere che effetto questa ha su di noi. Raggiunta la meta con facilità attraverso sentieri segnati dagli animali al pascolo, godiamo del panorama per qualche decina di minuti prima di riscendere al villaggio. Oggi riposiamo, domani affronteremo una dura e lunga camminata, salendo al Larke Pass (5106m) e scendendo a Bimtang (3720m).
La sveglia suona presto, alle tre di notte siamo già in piedi, fuori è buio e freddo. Dopo una colazione da campioni siamo pronti per la grande camminata, che oggi ci porterà all’altezza massima raggiungibile in questo itinerario. Partiamo da Samdo (3680m) che è ancora buio, per circa due ore camminiamo seguendo la luce proiettata dalle nostre torce. Poi arriva il giorno, ed è bello farsi trovare già attivi dal sole: sentire i primi raggi che ci scaldano è un piacere unico. Iniziamo a vedere anche le cime innevate con i ghiacciai che ci accompagnano ormai da tre giorni, ma adesso sono proprio vicine. Dopo circa tre ore raggiungiamo Dharmashala (4470m), dove ci fermiamo dieci minuti per ricaricarci con thè caldo e biscotti. Dharmashala consiste in una struttura in muratura dove vengono serviti pasti e un accampamento di tende tutte intorno, per i vari camminatori che decidono di dormire qui. Adesso “solo” quattro ore di cammino e saremo sul Larke Pass.
Camminare quassù è una cosa unica, c’è un silenzio fuori dal comune, che non abbiamo mai sentito prima in vita nostra; l’unico rumore che sentiamo è quello dei nostri passi. Solo il vento rompe l’incantesimo e decide di accompagnarci fino alla cima. Camminiamo lentamente, gustandoci ogni momento perché rimanga impresso nella nostra memoria, ma anche perché camminare quassù è faticoso, ogni tanto tiriamo dei respironi per rimettere in pari la respirazione. Sulle cime circostanti ci sono ghiacciai immensi, che con forme poco graziate sfidano la gravità; sentiamo pure il loro movimento di tanto in tanto. Arriviamo al Larke Pass (5106m): tante pietre costellano il paesaggio, ma anche una miriade di bandierine buddiste che si muovono al vento e un cartello che indica l’altitudine. Il tempo di scattare qualche foto e cominciamo l’infinita discesa. Nello scendere ci scambiamo con le solite carovane di yak e di muli carichi di merci, notiamo che anche per loro la fatica si fa sentire. Dopo undici ore di cammino arriviamo a Bimtang (3720m), stanchi ma contenti per la bella passeggiata sulla luna.
Bimtang è un villaggio di medie dimensioni per come siamo abituati a vederne qui, con casette di legno dai tetti blu che si estendono appena la valle si allarga. Da qui scendiamo e scendiamo: se la salita è stata lenta e gustosa, la discesa è rapida e tempestosa. Il giorno dopo arriveremo a Tilche (2330m) dopo essere scesi di 1400m e aver camminato tra bellissime foreste. Circa un’ora prima del villaggio, il sentiero di bosco dove eravamo abituati a camminare si trasforma in una strada, non ancora percorribile da mezzi motorizzati perché deve essere ultimata. Tilche è un villaggio grandicello, con case in muratura: forse la vicinanza della strada permette agli abitanti di avere materiali migliori. A solo un’ora di cammino ritroviamo la strada carrabile, più precisamente a Dharapani; ed anche se non in gran numero, qui rivediamo dopo dieci giorni i primi mezzi motorizzati: jeep, moto e camioncini, unici a poter percorrere questa strada dissestata.
Dharapani è anche il villaggio dove il nostro itinerario si interseca con un altro ben più famoso: il Circuito dell’Annapurna. Vediamo gruppi di camminatori che vengono dal senso opposto al nostro, americani ed europei, intenti ad aggirare l’Annapurna. Succede di doverci soffermare per lasciar spazio a mezzi motorizzati che in un certo senso si sono sostituiti alle carovane di muli. Con un rapido “hello” salutiamo le ondate di camminatori che ci vengono incontro. Sembra un altro luogo rispetto a quello dove eravamo solo un giorno fa, abbiamo ritrovato il mondo così come lo avevamo lasciato. Camminiamo sulla strada come fanno molti, ma basta attraversare il fiume per ritrovare il sentiero e con lui tutto ritorna come piace a noi: ragazzini in divisa che a piedi dai villaggi vicini vanno a scuola, persone che si spostano a piedi per qualsiasi motivo, capre, galline e tanto riso coltivato in spettacolari terrazzamenti. Sembrerà strano, ma grazie a un fiume possiamo continuare a vedere il Nepal che piace a noi. Così attraversiamo un villaggio dietro l’altro e così vogliamo ricordare il nostro cammino. Chylche (1881m) e Bhaundanda (1250 m) sono gli ultimi villaggi dove dormiamo prima della meta finale. Il primo è trafficato e confusionario perché dalla parte della strada, mentre il secondo è sul cucuzzolo di una collina dall’altra parte del fiume, quindi è possibile godere della pace e della natura, oltre che di un bel panorama. Da Bahundanda ci mettiamo in cammino per l’ultima volta, per 1 ora e mezzo soltanto, fino al villaggio dove partono i bus per Besi Sahar (760m). In 1 ora e 20 minuti a piedi facciamo circa 5 km, mentre col bus facciamo 13 km in 1 ora e 40…La proporzione rende l’idea di come sia un viaggio su un bus locale in Nepal! Con la meta di oggi ritorniamo nel caos, la via principale di questa cittadina è trafficata da moto, camion e bus; clacson e smog le fanno da padroni.
Wow…in questa parte di cammino siamo partiti da Samdo, arrivati sulla “luna” e poi riscesi fino alla città, tutto questo in soli cinque giorni…Ci verrebbe da dire: dalle stelle alle stalle. Sono però tredici i giorni di cammino totali, di cui dieci camminati in luoghi dove le auto non hanno accesso. Villaggi indù e buddisti si susseguono con tanta semplicità, proprio com’è la vita quassù. Sicuramente il passaggio di viaggiatori stranieri sulla via da una parte giova alle popolazioni locali. Ci rimarrà un meraviglioso ricordo del cammino, soprattutto quello nelle zone dove solo con le proprie gambe ci si può muovere. Il ritorno in città ci ha fatto apprezzare ancora di più la montagna e la campagna appena lasciata. Da Besi Sahar ci muoveremo in bus fino a Pokhara, una città che si affaccia sulle sponde del Lago Phewa. Ce ne hanno parlato tutti bene e adesso siamo curiosi di scoprirla.
Che viaggio fantastico! Grazie per farlo vivere un pó anche a noi!
Viaggio fantastico! Per noi è un super piacere scrivere…